Spesso si fa confusione quando si parla di Malvasia perché ne esistono moltissime varietà, una ventina solo in Italia, tanto a bacca rossa come a bacca bianca (con il quale si produce un ottimo vino bianco piemontese), e con risultati in bottiglia altrettanto variegati. Quando si parla di Malvasia in Piemonte si è soliti pensare a quella di Casorzo e di Castelnuovo Don Bosco, entrambe a bacca nera, mentre le varietà a bacca bianca vengono più spesso associate alle regioni del centro-sud.
La nostra azienda ha invece da sempre coltivato a Lu Monferrato un ceppo di Malvasia bianca anticamente conosciuta come Malvasia Greca o Moscato Greco, di cui abbiamo poi impiantato nel 1997 un vigneto sperimentale sotto la supervisione della dott. Schnaider, ampelografa della facoltà di Agraria di Torino, proprio allo scopo di riportare questo antico vitigno agli onori del mondo, cosa che siamo riusciti ad ottenere nel 2012, dopo un lungo lavoro anche burocratico, con la sua reintroduzione nel catalogo nazionale dei vitigni con il nome di Malvasia Moscata.
La storia di questo vitigno si perde nella notte dei tempi, tanto che è difficile individuare con certezza il momento esatto del suo arrivo in terra piemontese, quasi sicuramente ad opera dei mercanti veneziani che commerciavano in Italia e in Europa i vini prodotti in Grecia. La presenza in Piemonte è comunque dichiarata già nel 1468, quando negli statuti di Mondonio (ora comune di Castelnuovo Don Bosco, AT) si stabiliscono le pene per chi avesse rubato le uve di “moscatelli, rinasii, vernace […] et marvaxie”.
In seguito ne fa cenno G. Battista Croce che parla di “Malvasia similmente nostrale” annoverandola all’inizio del 1600 tra le uve bianche “della montagna di Torino”, riportando che “fa l’uva longa, e folta, con grani longhi: è buona da mangiare, e da far vino, qual riesce dolce, e del sapore dell’uva”. Un’indicazione preziosa giunge qualche decennio dopo dalla Francia e precisamente da Jean Merlet, autore dell’Abrégédes Bons Fruits (1667), il quale segnala, insieme ad altri vitigni a sapore moscato, il Muscat de Malvoisie detto anche Malvoisie musquée, che dice essere “un Raisin divin pour le relief de son musc, qui passe tous les autres, il vient du Montferrat, & les environs de Turin en sont remplis” (“un’uva divina per l’intensità del suo aroma moscato, superiore a quello di tutte le altre, viene dal Monferrato e i dintorni di Torino ne sono pieni”).
La coltivazione subisce però una contrazione durante la seconda metà dell’Ottocento con l’affermazione del Moscato bianco, base per la produzione di un vino dolce aromatico, il famoso Asti spumante. A causa della sensibilità della Malvasia moscata all’oidio, malattia delle piante causata da funghi, e la poca innovazione tecnologia per contrastarla, viene data maggiore preferenza agli impianti di Moscato bianco. Ad oggi la Malvasia si ripropone nuovamente all’attenzione di viticoltori e consumatori per la sua piacevole aromaticità, un bouquet che si presenta intenso, originale e con una prevalenza di note di pesca, rosa, salvia e fiori di acacia. Il gusto è decisamente equilibrato senza che si manifesti in modo negativo la nota amara tipica di molti moscati vinificati senza residuo zuccherino. Insomma, una nuova interessante proposta tra i vini bianchi piemontesi!